Che la chiesa sia da sempre legata al vino, vuoi per il suo significato simbolico, vuoi perché i monaci hanno dimostrato nei secoli indiscutibili capacità di lavorare le vigne, è cosa nota. Ma qui c’è stato addirittura lo zampino di un papa quando decise di trasferire la santa sede estiva da Roma ad Avignone facendo così di Châteauneuf-du-Pape la sua cantina personale.
Siete mai stati a Châteauneuf-du-Pape? Fateci un salto se siete in Provenza. Se non altro sarete testimoni per l’ennesima volta dell’invidiabile capacità dei Francesi di valorizzare i territori locali e di promuovere la loro grande cultura per il vino e i vini stessi.
Parliamoci chiaro, a Châteauneuf-du-Pape non troverete null’altro che:
- un bel panorama sui vigneti
- un ufficio turistico che ne sa sicuramente più di voi sul celebre vin du Pape, ma anche di altro
- cantine aperte per visite e degustazioni anche senza prenotazione (a differenza di alcune aziende nostrane dove è necessaria la domanda in carta da bollo)
- enoteche per degustare e acquistare
- 1 bar con piccola ristorazione, o forse due
- dei bagni pubblici

È pur vero che se siete giunti fin qui il motivo è esclusivamente legato al vino e quindi parliamone.
Châteauneuf-du-Pape è stata la prima denominazione vinicola francese. Si deve infatti ai vigneron della Valle del Rodano la nascita di un sistema di produzione regolato da norme ben precise.
Non potete sbagliare. Oltre al nome in etichetta, tutte le bottiglie sono immediatamente riconoscibili da uno stemma che simboleggia una tiara papale posta sopra le chiavi di San Pietro con l’iscrizione “Châteauneuf-du-Pape controllato” in lettere gotiche.
Châteauneuf-du-Pape – Vinoloquio Degustazione
Ammetto di aver degustato esclusivamente i rossi, senza offesa per i bianchi che del resto rappresentano una percentuale di produzione decisamente inferiore.
Ammetto pure che le degustazioni non sono state affatto semplici, sia con vini della stessa cantina sia di realtà produttive diverse. Per fortuna anche gli esperti lo dicono. Probabilmente la varietà dei vitigni utilizzati (il disciplinare ne prevede 13: il grenache è quello più utilizzato seguito da syrah, mourvèdre, cinsault…) rende più difficile l’individuazione di affinità e sentori comuni. Il denominatore comune per me è l’alto tasso alcolicità e l’acidità.
Provare per credere.
